Storie di Malasanità
Errata diagnosi: giovane donna muore dopo 10 anni
Sono dovuti passare 10 anni per scoprire l’errata diagnosi: ciò che inizialmente sembrava essere un neo benigno si è invece rivelato essere maligno, causando la prematura morte di una donna di soli 31 anni.
Vittima di un’errata diagnosi
La storia di Jessica inizia nel lontano 2010, quando all’età di soli 19 anni le viene individuato un neo sospetto.
Dopo aver subito un intervento di rimozione, viene analizzato il tessuto e confermata la benignità del tumore. Jessica continua la sua vita senza ulteriori preoccupazioni.
Dieci anni dopo, nel 2020, la giovane donna rimane sconcertata nel scoprire un nodulo proprio nel punto in cui si trovava il neo precedente.
Mentre i medici indagano sull’insorgenza di questo nodulo, Jessica riporta alla mente il neo rimosso nel 2010 e condivide la sua storia clinica con i suoi dottori.
Grazie a queste nuove informazioni, i medici decidono di recuperare la sua vecchia cartella clinica dove era ancora conservato il campione di tessuto che le era stato rimosso. Ciò che emerge dalla nuova analisi è sconcertante. La vecchia diagnosi era errata: si trattava dall’inizio di un melanoma, un tumore maligno della pelle.
Per Jessica però è troppo tardi e nonostante il trattamento di chemioterapia, si spegne alla giovane età di 31 anni, una sera di luglio nel 2022.
I familiari chiedono giustizia
I familiari di Jessica decidono di portare in tribunale l’ULSS 3 veneta, chiedendo un milione di euro di risarcimento danni per la morte della giovane donna causata dall’errata diagnosi.
Secondo i legali della famiglia, la prima perizia tecnica preliminare al Tribunale, chiesta dai parenti, avrebbe confermato un collegamento tra il neo e il melanoma e ora sono pronti a sostenere il processo in sede civile.
L’indagine della Procura di Venezia è stata avviata prima della morte di Jessica, ma è stata successivamente rinominata e qualificata come omicidio colposo.
Durante questo processo, sarà valutato l’esito della perizia medica disposta dal tribunale, che potrebbe mettere in luce ulteriori dettagli sull’errore diagnostico e sulla responsabilità dell’Usl 3 Serenissima.
Secondo l’Azienda sanitaria, il caso clinico era complesso e la diagnosi difficile.
“In merito alla dolorosa vicenda della paziente, l’esito dell’accertamento tecnico preventivo del Tribunale non certifica responsabilità evidenti degli ospedali coinvolti in merito ad analisi e cure effettuate, mettendo invece in luce la particolare difficoltà di diagnosi rispetto al caso clinico”
spiegano in una nota, aggiungendo:
“Motivo per cui i legali della famiglia, non accettando questa prima evidenza, decidono in questi giorni di citare in giudizio l’Azienda sanitaria. Inoltre la somma risarcitoria richiesta dai legali della famiglia, particolarmente ingente, induce l’azienda sanitaria a svolgere con i propri legali e con la compagnia assicurativa ogni ulteriore valutazione. Valutazione che è doverosa nei confronti dei cittadini, a favore di una sempre corretta gestione delle risorse sanitarie pubbliche”.
Una diagnosi corretta le avrebbe salvato la vita
La difesa del medico imputato ha cercato di attenuare la responsabilità del suo assistito, evidenziando la rarità e la gravità del melanoma che ha afflitto Jessica.
Un’analisi medico-legale, però, ha stabilito un collegamento diretto tra l’errata diagnosi e la tragica morte di Jessica dodici anni dopo. Questo errore, se evitato, avrebbe potuto salvarle la vita mediante un intervento tempestivo.
Ciò che rende ancor più devastante questa storia è il fatto che Jessica ha trascorso gli anni successivi all’errata diagnosi senza sottoporsi a ulteriori controlli medici, erroneamente convinta che il suo problema fosse stato risolto. Solo nel 2020 ha scoperto di essere affetta da un tumore maligno al seno con metastasi, un’altra tragica scoperta che ha segnato l’inizio di un doloroso percorso fatto di chemioterapia e speranze disilluse.
Il caso di Jessica è un triste richiamo alla necessità di una pratica medica accurata e responsabile, e sottolinea l’importanza di garantire che errori di questo genere non si verifichino mai più.
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